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giovedì 21 maggio 2009

IL FASCINO DI BRERA




C'è l'Accademia delle Belle Arti, famosa in tutto il mondo. Lo storico Bar Jamaica, i ristoranti per ricchi, gli antiquari, gli artisti di strada, i pittori, i fannulloni, i girovaghi ed i diversi, giovani uomini d'affari, finanzieri, poliziotti mendicanti e borderline frequentano la zona. Berlusconi con Emilio Fede si è seduto al tavolino da campo della cartomante monumentale vestita di rosso, che esibisce orgogliosa le foto, lei è lì da vent'anni o più e ne ha vista passare acqua sotto i ponti.
La magia di Brera, della Milano Celtica (risale alla fondazione mitica di Medhelanion, che serpeggia ancora nell'aria) è quel piccolo dedalo di vie che pare quasi distendersi in modo irregolare intorno al palazzo di Brera e conserva alcuni tratti distintivi che gli altri quartieri milanesi sono ben lungi dal presentare. In fondo, la zona è uno dei pochi tesori che la vecchia Milano ha lasciato in eredità dopo che il fascismo, i devastanti bombardamenti della seconda guerra mondiale e la successiva speculazione edilizia hanno assassinato il centro storico annientando per sempre l'anima autentica della città ambrosiana.
Tutti camminano in via Fiori Chiari, via Madonnina, Via Brera, via Del Carmine, Via San Carpoforo, cè qualche bicicletta, raramente qualche deficiente con la moto (è vietato il transito) .Chi cammina per queste vie, specialmente i turisti stranieri, può percepire in tal modo se non tutta, almeno gran parte dell'atmosfera della vecchia Milano.
Era chiamata un tempo "contrada de' Tett" (contrada de Tette nella carta di Marc'Antonio Dal Re del 1734). Il termine, indicando la parte per il tutto come avviene spesso nelle lingue popolari, si riferiva al gran numero prostitute alloggiate nelle case che si affacciavano sulla strada: donne compiacenti per poche lire, ben liete di esaudire le voglie dei clienti mettendo a disposizione i loro corpi generosi, quanto usurati. Esistono ancora ancora, ma non frequentano più Brera, troppo caro, hanno scelto la strada. Una maison intatta aspetta di essere ristrutturata. Pare che l'intero stabile, al numero 17, diventerà presto un piccolo ma elegante albergo a cinque stelle: era il casino della maitresse Wanda, che ispirò tra l'altro nel 1950 il libro “Addio Wanda” del maestro di Fucecchio. In quelle stanze si recavano Quasimodo , Buzzati e moltissimi giornalisti e pittori della boheme del dopoguerra. Un giovane rapper , Ianne, ha visitato le camere e l'atrio, è salito per la scalinata del peccato e ha gironzolato tra quegli ambienti ancora intatti, e ha poi composto insieme al giornalista Claudio Bernieri questo rap ispirato alla Wanda. Di queste famose donne ne hanno fatto anche un video, che trovate qui. http://www.c6.tv/archivio?task=view&id=331
L'odore d'incenso di birra e di soffritto sparso sulla via, le candele lanterne e le fiaccole vicino alle insegne dei locali, le bancarelle ed i tavolini creano un'atmosfera soffusa. La presenza di astrologi e cartomanti, reduci combattenti* salvati da Rifondazione Comunista e L’Arcigay in via Fiori Chiari, dietro tavolini imbanditi di sfere pendoli e di carte colorate, contribuisce indubbiamente a render pittoresca la zona. Per contrasto, l'aristocrazia milanese viene qui a comprare quadri da 300,000 euro.
La zona ha ispirato poeti: Traduzione letterale di una poesia su Brera premio 1976 Poesia Milanese.



Brera.......


E i tò ringher, e certi cortilett,
sconduu per el pudor de fass vedè,
el va e ven su e giò per i stradett
sbirolent e senza marciapè
per ritrovà ona vitta che de sera
se respira solament a Brera,



e i tò color...Chi ven resta de stucch:
mì stess, che te conossi e sont di tò,
me guardi intorna come on mammalucch
e pensi: 'me se fà, come se pò
cambià quartier, andà lontan de tì?
Per mì saria la fin, l'è mej morì.



Per sto motiv hoo mai cambiaa de cà
e anca se me insebissen on castell
mai e poeu mai podaria lassà
Fior Chiar, el mè cortil che l'è inscì bell.
Perchè lontan de Brera anca Milan
me piasaria no. Tropp giò de man.


Brera

E le tue ringhiere, e certi cortiletti,

nascosti per il pudore di farsi vedere,

il viavai su e giù per le stradine,

dissestate e senza marciapiedi

per ritrovare una vita che di sera

si respira soltanto a Brera,



e i tuoi colori ... Chi viene resta di stucco:

io stesso, che ti conosco e sono dei tuoi,

mi guardo intorno come un mammalucco

e penso: come si fa, come si può

cambiar quartiere, andare lontano da te?

Per me sarebbe la fine, è meglio morire.




Cosa dice Emilio Fede?

"Cosa fare stasera. Il consiglio
Scoprire il futuro fra i cartomanti di via Fiori Chiari

----------------------------------------------------------------- Scoprire il futuro fra i cartomanti di via Fiori Chiari Ora che la stagione non fa piu' i capricci (almeno spero), quando il lavoro me lo permette ho un modo personale di passare la serata. All'aperto, fuori dalla Milano tradizionale: prima la cena in un ristorante di via Fiori Chiari, e poi una bella passeggiata fra i tavolini che riempiono la strada, a farsi leggere la mano o i tarocchi. Io ci vado spesso, prima di andare al Casino'. Oppure a chiedere come andra' il mio prossimo libro, se manterro' il posto da direttore al Tg4, se Berlusconi mi terra' ad Arcore... Scherzi a parte, ci sono poche cose che rilassano come passare il tempo a scoprire questo angolino di Brera. Gironzolare fra le bancherelle improvvisate dei venditori africani. E affidarsi ai cartomanti. Ogni sera ce ne sono almeno una ventina: ti siedi di fronte al tavolino, ed ascolti il racconto del tuo futuro. Dopodiche' uno e' padrone di crederci o meno. Sul Destino non abbiamo nessun potere. Ma la sorte terrena, quella dei tarocchi, dipende da te. Nel senso che assolutamente sei libero: se ti piace bene, senno' pazienza. In ogni caso, si puo' sempre chiudere in bellezza infilando una gelateria.

Fede Emilio


Pagina 53
(22 maggio 1998) - Corriere della Sera"




*Alcune persone insistono in vedere la malvagità, che portano loro stessi nel cuore, in tutto quello che fanno gli “altri”, specialmente se si tratta di astrologia e cartomanzia. Invece di vederlo per quello che è, ovvero un gioco raffinato ed innocuo, alcuni pensano che il Diavolo ci ha messo lo zampino, e tuonano con citazioni improbabili ad esempio che le le carte da gioco furono inventate in Francia nel 1392 per l’uso personale del Re Carlo VI quando era malato di mente (che non è vero) o che l’inventore delle carte da gioco era un uomo depravato e malvagio che si prendeva gioco di qualcuno (che è falso) . Le carte esistono dai tempi degli Egizi. Nei Paesi occidentali d’altro canto più del 90% delle persone si danno volentieri al gioco delle carte, come lo skat, il bridge, la canasta, il solitario, il poker, ecc. quindi queste persone di cui sopra hanno evidentemente urgente bisogno di uno psichiatra, se non riescono a capire un semplicissimo concetto. Esiste la libertà, la capacità di scegliere ed il libero arbitrio...