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martedì 26 maggio 2009

IL FUOCO ED IL LOGOS DELL’ANIMA




Eraclito, vissuto ad Efeso tra il VI e il V secolo a.C., è il filosofo del divenire, il filosofo del Fuoco:
“ Il fulmine governa ogni cosa",
Nella storia del pensiero nessuno fu più grande di Eraclito di Efeso, l’iniziatore del pensiero filosofico, l’oscuro che parlava ai pochi risvegliati del Logos, degli Archetipi della Terra, Acqua, Aria e Fuoco, considerando comunque che la maggior parte della “gente” è dormiente. È un principio quello dell’Uno, il Fuoco, a cui Eraclito attribuisce la vera intelligenza che non si ferma ai dettagli ma coglie il principio unificatore, intelligenza, il logos, la legge universale che governa la realtà, nel quale la lotta degli opposti diventa razionalità e armonia. Come in musica. La Musica dell Sfere.
La ricerca della verità sta quindi nel cogliere ed intendere il logos comune a tutte le cose: l'importante non è la quantità delle conoscenze, ma il coglimento del principio del divenire; egli biasima così i filosofi che lo hanno preceduto, interessati alla ricerca della verità nella molteplicità delle cose e non nel principio razionale che governa il cosmo.
Alla base del pensiero filosofico di Eraclito c’è la contrapposizione fra la mentalità degli uomini comuni, i dormienti appunto, e i sommi filosofi, che rappresentano i “risvegliati” gli svegli, ossia quelle persone, che, andando oltre le apparenze, sanno cogliere il senso intrinseco delle cose. Eraclito intende per filosofi tutti quelli che sanno indagare a fondo la loro anima, che, come Freud ha confermato per l’Inconscio profondo, è allargato, senza dimensione né tempo, ed essendo illimitato, offre all’interrogando la possibilità di una ricerca altrettanto infinita. Il pensiero eracliteo è aristocratico, quindi, in quanto Eraclito definisce la maggioranza degli uomini superficiali, poiché tendono a dormire in un sonno mentale profondo che non permette loro di comprendere le leggi autentiche del mondo circostante. Eraclito infatti paragonava gli uomini dormienti agli animali poiché apprezzano di più il letame che le cose preziose.


«Eraclito seppe che l’Uno è eterno e spirituale: poiché solo ciò che è corporeo diviene eternamente e scorre
"Tutte le cose sono uno scambio di fuoco, e il fuoco uno scambio di tute le cose". Il fuoco è l'elemento mobile e distruttore per eccellenza, che incarna meglio l'idea eraclitea della realtà come continua mutazione.
L’astrologia, lo strumento conoscitivo che permette di armonizzare i contrari, e di interpretare il Divenire, pone il Fuoco al primo posto (è Ariete, l’equinozio di Primavera e quindi la Scintille divina, Dio nell'uomo) all’inizio di tutte le cose. Negli altri due segni il Fuoco diventa Leone e Sagittario. Nel Leone il Fuoco diventa personalizzato, rissoso, orgoglioso della propria umanità (o bestialità a seconda dei casi) , nel Sagittario diventa il Foco Filosofico, il logos, la parola del divenire ,il riconoscere la contemporaneità dell’aspetto animale e divino che c’è in ogni manifestazione umana. Il Fuoco della Passione governa anche i rapporti amorosi terreni come attrazione, orgoglio, conoscenza dell’altro, diverso dal Sé.
Per capire il Fuoco bisogna guardare al suo opposto, l’Aria… il Fuoco è l’Amore Cosmico, l’Aria, che gli si oppone è l’elemento discriminatore della Mente Umana..L’emozione, che è il successivo Segno d Acqua, si attiene sia all’uno che all’altra dimensione. La Terra quadra il Fuoco perché da esso viene divorata, nella legge del divinire tutte le cose terrene sono destinate a sparire consumate e purificate dal Fuoco dell’Eterno Divenire. .

PANEGIRICO SUL FUOCO
"Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima: così profondo è il suo lógos".

Il fuoco come fenomeno non ha la stessa intensità del fuoco come sostanza. Il fuoco come fenomeno può diminuire di forza, di intensità, e dal suo raffreddamento (temporaneo) possono scaturire nuove forme di vita.

Il fuoco come fenomeno è una manifestazione energetica del fuoco come sostanza: tutto dovrà tornare ll'originaria esplosione cosmica.

In principio infatti era non il logos, che è un principio intellettuale (gnostico), ma il fuoco, che è energia primordiale, pura forza della passione, dell'istinto creativo, l'assoluta spontaneità del pathos pervasivo (questa forza è rimasta, negli esseri umani delle civiltà, solo nel rapporto sessuale, in forma embrionale).

In principio era il crepitio d'una fiamma perenne, che brucia di virtù propria, come per una sorta di autocombustione, e che tutto riscalda, inclusa l'antimateria e l'immateriale.

L'energheia del fuoco, la sua dynamis, è data dalla passione creativa e riproduttiva, una sorta di amore assoluto, totale, sconfinato, un fuoco rovente che brucia ogni resistenza e sprigiona ogni benessere.

All'inizio dell'universo deve esserci stata una fonte di calore di grandezza infinita, di profondità incommensurabile, di cui abbiamo soltanto un pallido esempio nella potenza nucleare e magnetica del sole.

CURIOSITA’
Eraclito non ebbe mai buoni rapporti con l'acqua; una volta, quando aveva dieci anni, il padre lo costrinse a immergersi in un fiume e quel giorno bevve molta acqua; dopo questo primo contatto traumatico, Eraclito nutrì sempre un odio profondo per l'acqua, scagliandosi contro di lei nel suo trattato sulla Natura (dove scrisse che gli uomini diventavano stupidi quando nella loro anima c'era più acqua che fuoco e che un'anima muore quando si allaga); ma il destino ha molta più fantasia di noi e ironia della sorte Eraclito morì proprio a causa dell'acqua. Infatti durante l'eremitaggio sui monti si ammalò di idropisia e fu costretto a tornare in città dove venne visitato dai medici. Eraclito chiese ai medici se fossero stati capaci di trasformare una inondazione in siccità, alludendo alla sua malattia. I medici non capirono e vennero di conseguenza cacciati da Eraclito. Eraclito si rivolse allora a un ciarlatano che gli consigliò di immergersi nel letame perché il calore avrebbe fatto evaporare l'acqua in eccesso nel suo corpo facendolo quindi guarire. Ma non andò bene come sperato: infatti i cani di Eraclito non riconobbero il loro padrone (interamente coperto di escrementi) e lo sbranarono, causando la sua morte.